Vitamina D, i pazienti affetti da Covid ne sono carenti
Vai al contenuto

Direttore: Alessandro Plateroti

Vitamina D, i pazienti affetti da Covid ne sono carenti

esami analisi vetrino guanti mani provette

Uno studio ha messo in evidenza che, nei pazienti affetti da Covid, il livello di vitamina D risulta essere particolarmente basso.

Ne ha parlato Andrea Giustina, il primario di endocrinologia all’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e coordinatore scientifico della Consensus dell’Università Vita-Salute San Raffaele, durante la VI Consensus internazionale sulla vitamina D, che si tiene a Firenze in questi giorni. Andrea Giustina è anche il coordinatore dell’evento.

“Negli ultimi 2 anni siamo stati sconvolti da una pandemia che era principalmente un’infezione respiratoria. Dopo un mese dal primo caso in Italia di infezione da Sars-CoV-2, una mia lettera sul ‘British Medical Journal’ ipotizzava che il grande coinvolgimento del nostro Paese potesse essere legato anche alla carenza di calciferolo. Da allora sono passati 2 anni e sono orgoglioso di dire che quell’intuizione ha avuto nel tempo sempre più peso nella comunità internazionale. Oggi è un dato assodato che i pazienti ricoverati con il Covid hanno un’enorme prevalenza di bassa vitamina D“.

Giustina: “Dobbiamo capire se questa bassa vitamina è una causa o una concausa del Covid”

Poi ha aggiunto: “Avere una bassa vitamina D potrebbe predisporre anche all’infezione da Sars-CoV-2, ma soprattutto a un’infezione grave, quindi a Covid-19. I dati in questo senso sono ancora in una fase di stabilizzazione. Dobbiamo capire se questa bassa vitamina D è una causa o una concausa del Covid. Su questo punto la comunità scientifica sta lavorando. Ma sono fiducioso che i dati che stiamo raccogliendo anche al San Raffaele siano importanti per poter dare una risposta così come sull’altro tema. Dare il calciferolo prima di avere l’infezione o come terapia all’interno di uno schema terapeutico della malattia grave?”

esami analisi vetrino guanti mani provette
Leggi anche
Covid, crescita dei contagi ma terapie intensive stabili

Il primario di endocrinologia ha spiegato: “La mia posizione è chiara. Meglio intervenire prima che arrivi il problema, ma non escludo che la bassa vitamina D sia una concausa. Un fattore predisponente a sviluppare il Covid nella forma grave. Così come non escludo che anche l’utilizzo di vitamina D in un paziente più acuto possa trovare un ruolo. Gli studi finora pubblicati non sono del tutto univoci, ma dobbiamo capire come quando e perché dare il calciferolo. Credo che nel prossimo futuro avremo risposte anche in questo senso”.

I pazienti in sovrappeso

Giustina ha concluso il suo discorso spiegando che anche i pazienti in sovrappeso, potrebbero riscontrare gravi carenze di vitamina D. “I pazienti sovrappeso che vengono sottoposti a intervento chirurgico per ridurre l’obesità, tecnica oggi sempre più frequente e sempre più efficace soprattutto nei centri di eccellenza sono a rischio di avere un peggioramento di questo stato di carenza di vitamina D“.

Secondo Andrea Giustina “è fondamentale che i chirurghi e gli specialisti che si occupano di obesità diano le giuste indicazioni per proteggere i pazienti. Prima e dopo l’intervento chirurgico. Ha grandi effetti positivi sul peso e sul metabolismo, ma che determina spesso dei malassorbimenti con i quali dobbiamo fare i conti per la qualità di vita dei pazienti anche molti anni dopo l’intervento”.

Riproduzione riservata © 2024 - NM

ultimo aggiornamento: 23 Settembre 2022 12:10

Covid, crescita dei contagi ma terapie intensive stabili

nl pixel